Non c’è più senso di aggregazione

“Non c’è più senso di aggregazione”.

Lo ha detto Gattuso e io non posso che essere d’accordo con lui.
Ho giocato in serie B con Buffon, Del Piero e Camoranesi, tre giocatori che avevano appena vinto un mondiale. C’erano Nedved, Trezeguet e molti altri che sarebbero stati punti fermi di qualunque top club europeo, ma sono rimasti tutti lì, perché credevamo nello stesso progetto, negli stessi principi sportivi.
Oggi, come dice Ringhio, è molto difficile, in un gruppo, trovare lo spirito di unità, ma il problema grosso è che il calcio è solo la sponda più visibile dell’oceanico individualismo in cui stiamo affogando tutti.

Squadre, comunità, gruppi di lavoro, famiglie, sono piene di “IO”. I “NOI” sono solo la facciata dietro cui ci si nasconde quando fa comodo.
“IO sono stato bravo” si dice dopo un successo, ma quando le cose vanno male “NOI abbiamo sbagliato”.
Finché mi ostino a inseguire il “mio successo”, sarò causa del “nostro errore”; quando invece ammetterò il “mio errore”, sarò il motore del “nostro successo”.

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